Dove sono i banchieri?

Dove sono i grandi banchieri?
Le prime banche nacquero in Italia, da grandi uomini. Cosa ne rimane al giorno d’oggi guardando le banche attuali?
Delle banche ho parlato QUI, mentre adesso voglio parlare dei banchieri.
La cronaca ce ne ha presentati parecchi, negli ultimi decenni, e tutti per le loro malefatte e per la loro responsabilità nel devastare le banche che dirigevano con disinvoltura.
Poi è entrata la politica, o forse c’è sempre stata, e tutto è divenuto più opaco, intrecciato.
Oggi, all’interno di una banca, devi capire quale cordata comanda. E non è detto che ci si riesca, viste le complesse trame che spaziano dalla politica alla chiesa alla massoneria e a chissà quale lobby mascherata.
Di certo, la funzione iniziale dei banchieri, quella tipicamente commerciale, si è persa nei tempi.
Negli ultimi decenni abbiamo sentito spesso parlare di banchieri.
Si passa da Roberto Calvi, a Michele Sindona, ai vai CEO delle molteplici banche fallite o disastrate, che non cito avendone parlato in altra sede.
Fino agli ultimissimi eclatanti scandali delle banche di Vicenza, della Popolare di Bari e così via.
In tutti i casi la responsabilità diretta era dei banchieri e dei loro eventuali referenti occulti.
Ma, detto tutto questo in negativo, visto che siamo stati noi italiani ad inventare le banche, perché non si parla mai dei veri grandi banchieri italiani?
Quei grandi banchieri italiani che hanno fatto la storia, ma che non vengono neanche citati nelle toponomastiche stradali.
Voglio narrare un caso emblematico, che ci fa capire quanto siamo carenti nel valorizzare le nostre risorse.
Un grande banchiere italiano che ha fatto la storia
Amadeo Peter Giannini, è a tutti noi (ne sono sicuro) un nome assolutamente sconosciuto. Provate a fare una ricerca sul web e vedrete quanto materiale invece troverete su di lui.
Era un italiano, emigrato dalla Liguria negli Stati Uniti, a sud di San Francisco.
Il suo caso è molto istruttivo.
Anche se, per molti di noi, è un illustre sconosciuto, si tratta di uno dei più importanti personaggi italiani nel mondo, uno dei più grandi banchieri che hanno fatto la storia. Continuate a leggere.
La storia di A.P.Giannini
A 7 anni, da bambino, fu traumatizzato assistendo all’omicidio del padre che aveva aperto una attività di ortofrutta a San Francisco e che fu ucciso da una persona che gli doveva una modestissima somma di denaro (1 dollaro).
Fu ucciso dopo uno stupido alterco per una somma veramente risibile. Era l’epoca in cui in America c’era il grilletto facile e in alcuni quartieri poveri si rischiava ogni giorno la vita.
La madre di Amadeo Pietro Giannini, dopo l’omicidio del marito, si risposò visto che aveva due figli da mantenere.
Il ragazzo era promettente e si laureò in economia. Dopodichè cominciò a lavorare in una banca americana.
Dopo soli 6 mesi si dimise perché disse apertamente ai banchieri suoi datori di lavoro:
“io non posso lavorare in questa banca perché voi non sapete fare la banca”.
Quanta ragione aveva allora e quanta ne avrebbe avuta oggi!
Anzi, oggi molta di più, vista la scarsezza dei manager bancari contemporanei.
Disse ai banchieri che lo avevano assunto:
“voi sbagliate, perché prestate i soldi solo ai ricchi e non ai poveri, pensando che i ricchi ve li restituiranno”.
“Mentre avete somma sfiducia nei poveri pensandone male”.
“Ma non è così, anzi forse è il contrario: i ricchi hanno i mezzi e i modi per frodarvi, i poveri no”.
“In un paese dove si muore per un dollaro, i poveri onesti si farebbero ammazzare pur di restituire i soldi presi in prestito e su questi dovreste puntare, svolgendo inoltre una funzione sociale che adesso non avete”.
Andò via e con molta intraprendenza fondò una piccola banca, nelle periferie di San Francisco. Allora bastava poco per creare una banca in America.
Si chiamava Bank of Italy!
Avviò piano piano la sua attività e, tutto sommato, gli stava andando bene.
Tuttavia, accadde che a San Francisco ci fu un terribile terremoto che devastò tutta la città.
All’epoca, le banche erano formate, sul modello di quelle che vediamo nei film western, da un edificio che al centro aveva la cassaforte. E all’interno della cassaforte c’erano tutti gli averi della banca, espressi in lingotti d’oro. Era tutto fisico ed ivi contenuto.
Durante e dopo il terremoto le banche dovevano pensare urgentemente a portare via, prima dei ladri, quella cassaforte con tutti i valori.
Amadeo Pietro Giannini si diede da fare immediatamente e, subito dopo il terremoto, prese un carro, vi caricò sopra i tre lingotti d’oro, patrimonio della sua piccola banca, ci mise sopra frutta e verdura presa nel negozio di famiglia che nel frattempo era gestito dal nuovo marito della madre, e andò a posizionarsi al porto di San Francisco.
Mise su un piccolo banco con sopra un cartello dove scrisse: “in questa banca si prestano soldi come prima e più di prima”.
Si creò immediatamente la fila, fatta da emigranti, persone che lui conosceva, lavoratori principalmente italiani ed irlandesi. C’era molta voglia di fare e di ricostruire.
Pertanto, in condizioni di fortuna, su un banco da pochi soldi, continuò a concedere prestiti e finanziamenti a questi lavoratori, alcuni dei quali avevano perso tutto per via del terremoto.
Quale altro banchiere avrebbe fatto lo stesso?
Nel frattempo arrivò il 1929 anno della grande crisi finanziaria.
I banchieri non prestarono più soldi a nessuno, mentre lui continuava a sostenere:
“Se non li presti adesso quando li presti, i soldi?”
“La crisi è una straordinaria occasione per prestare denaro!”
A questo punto successe una cosa straordinaria: una vera grande occasione. Ma in realtà fu la sua abilità di banchiere vero a intuire il grande affare, fu lui che ci vide lungo…
Un giorno fu avvicinato da un ingegnere italiano oramai rimasto disoccupato, che gli chiese di finanziarlo per un progetto nel mondo nel cinema.
Voleva fare cinema in un modo diverso: si chiamava Frank Capra.
Nessuno voleva finanziarlo.
Quale era il suo progetto?
Realizzare un film sulla grande depressione del 1929, con un bambino e un signore con i baffetti. Titolo: Il monello.
Quel signore coi baffetti era Charlie Chaplin!
Fu un successo planetario! E fu finanziato proprio da Giannini.
Il quale finanziò successivamente anche Walt Disney, con i suoi primi cartoni animati, ed ancora altre opere.
Ma l’impresa ancora più grande, Amadeo Peter Giannini la fece, con una grandissima intuizione, quando si presentarono da lui due ingegneri, i quali gli illustrarono un progetto innovativo: un ponte senza mattoni, sospeso tra due punti della baia di San Francisco. Un ponte talmente innovativo che nessuna banca voleva finanziarlo. E i due non sapevano cosa fare.
Qui si vede la grandissima stoffa del banchiere.
“Lo finanzio io il ponte”, rispose il nostro connazionale Giannini.
“Io vi finanzio la costruzione del ponte (che è il famosissimo Golden Gate!) e ve la finanzio senza interessi”
…ma ad una condizione:
“che voi assumiate i lavoratori di San Francisco, che io vi segnalo”.
Così trovò il posto di lavoro a tutti i suoi clienti cui aveva prestato i soldi da quella volta al banchetto sul porto, in modo da chiudere brillantemente tutte le operazioni bancarie che aveva messo in piedi, oltre ad aver contribuito ad una splendida iniziativa sociale.
Riebbe così indietro tutti i soldi che aveva prestato, e la banca andava benissimo, molto meglio di tutte le altre.
Ma dovette adeguare il nome.
Infatti, Bank of Italy non si addiceva più ad una grande banca americana.
Cambiò nome e nacque la Bank of America. La più grande banca del mondo.
Vi rendete conto?
Negli Stati uniti e nei principali distretti finanziari ci sono piazze, strade, monumenti intitolati a questo grande uomo nonché grande banchiere: Amadeo Pietro Giannini.
In Italia non sappiamo neanche chi sia. Né c’è una stradina, un vicolo di periferia a lui intitolato! Nelle scuole viene ignorato. E neanche noi del mondo bancario lo conosciamo.
Eppure, costui potrebbe assurgere al rango dei più noti personaggi italiani nel mondo, visto quello che fece in America negli anni 20 e visto che fu il fondatore della banca più importante degli Stati Uniti d’America.
Siamo invece orgogliosi e indaffarati a rendere grandi gli italiani in America si sono affermati con la mafia come gangster, tipo Al Capone e tutte le altre famiglie malavitose.
Non ci curiamo, in Italia, di promuovere il meglio di noi stessi. E ne avremmo da promuovere!
Vogliamo intitolargli qualcosa di importante a questo grande banchiere?
Vogliamo divulgarne la storia?
Tornando al tema dei banchieri italiani, il confronto è deprimente.
Oggi a capo delle banche troviamo di tutto, ma nessuno che sta lì per meriti. Sono “collocati” nel ruolo dalle lobbies che abbiamo prima citato e non fanno l’interesse comune, ma solo quello di pochi.
E spesso non fanno neanche l’interesse delle banche che dirigono, essendo incapaci di percepire i cambiamenti del mercato e della società. Ragionano “a vecchio” e non capiscono che il digitale li sta soppiantando!
E poi, quando le cose vanno male, quando creano i buchi di bilancio, lo Stato e cioè tutti i cittadini, devono intervenire a risanare la banca con soldi pubblici!