La cultura finanziaria in Italia
Parlare della cultura finanziaria degli italiani ci costringe a fare il punto sull’educazione finanziaria in Italia. E non ci sono buone notizie!
Dalle ultime rilevazioni, l’Italia è l’ultimo paese del G20 (il forum del 20 paesi più industrializzati del mondo) per livello di educazione finanziaria dei suoi cittadini.
Cioè dire tra i 20 paesi più industrializzati ed evoluti, siamo all’ultimo posto. E questo ha delle devastanti ripercussioni sull’economia del paese, anche se ad un primo esame questa affermazione sembra azzardata. Vuoi sapere quali sono queste ripercussioni e perché sono così devastanti? Bene continua a leggere.
Bassa cultura finanziaria
Innanzitutto affermiamo che:
“chi è analfabeta finanziario ovvero ha una bassa istruzione finanziaria, non riesce a gestire bene il suo denaro”.
Leggi cos’è secondo noi l’istruzione finanziaria.
Questo significa che, avendo una bassa cultura finanziaria, il proprio denaro o il proprio risparmio non viene gestito nel modo corretto. Viene impiegato senza contribuire allo sviluppo del paese.
La bassa educazione finanziaria dei cittadini è pericolosa per la nostra economia.
Proprio per questo motivo e non per caso siamo ultimi in Europa anche a livello di crescita. Mi spiego meglio.
L’italiano medio, che ha poca cultura finanziaria, investe male il suo denaro oppure non lo investe affatto, determinando un danno all’intera economia della nazione.
Tenere i soldi fermi, in casa, sotto il materasso o liquidi sul conto corrente (non sapendo cosa fare), determina problemi a tutta l’economia del paese. Perché chiunque investa, in fondi comuni, in azioni, in obbligazioni, in titoli e perfino in immobili, aiuta le imprese.
Le azioni non sono forse quote di aziende produttive?
Aziende che si finanziano in borsa proprio col capitale collocato sul mercato e acquistato dagli investitori?
Le obbligazioni non sono emesse da società, enti o Stati che hanno necessità di finanziarsi?
I fondi comuni d’investimento non investono in titoli di imprese e quindi in economie aziendali o di paese o di settore?

Non investendo, danneggiamo lo sviluppo delle imprese.
Soffriamo in Italia soprattutto per i mancati investimenti degli italiani su strumenti finanziari evoluti e quindi indirettamente rivolti alle aziende produttive.
In altri paesi europei o mondiali esistono i fondi pensione, ben strutturati, che investono massicciamente sui mercati.
I cittadini hanno la cultura necessaria che gli consente di investire in strumenti finanziari aggregati. Oppure, si rivolgono a istituzioni serie che gestiscono gli investimenti per loro conto. Se il denaro non circola, le imprese non prosperano e di conseguenza tutta la nazione va in crisi.
Quando compro azioni sul mercato, il denaro sarà utile a finanziare una azienda, ma se non lo faccio l’azienda non decollerà e il mio denaro non produrrà nulla. Rimarrà nel cassetto, fermo e improduttivo. Eroso dall’inflazione e dai rischi di prelievo fiscale.
Gli interessi maturati sulla liquidità oggi sono negativi (vedi il costo del denaro negativo).
Perché tenere fermo il denaro?
Esiste, io credo, una enorme diffidenza dei cittadini italiani verso le istituzioni finanziarie e le banche, soprattutto. Sfiducia derivante da cattivi comportamenti degli Istituti e degli operatori. Gli stessi operatori che poi si lamentano ma che hanno fatto scempio della fiducia degli investitori e dei loro clienti.
A seguito di questi comportamenti e della bassa cultura finanziaria, è difficile fare il promotore finanziario o il consulente d’investimenti in Italia. E’ un mestiere complicato, che viene guardato con diffidenza.
E comunque l’italiano medio è un cliente ostico, difficile, che non si fida, è un soggetto che pensa di poter fare tutto da solo, sovrastimando la sua preparazione e la sua cultura finanziaria.
Questo, come dicevo prima, determina che molte risorse (miliardi di euro) giacciono inutilizzate quando potrebbero alimentare la nostra economia ed essere il miglior carburante per la ripresa economica.
L’italiano è un accumulatore, un risparmiatore incallito, che però non si serve di strumenti finanziari moderni ed avanzati.
È restio a mettere i suoi soldi sul mercato e ad investirli. Non accetta facilmente consigli. Alcuni preferiscono investire in immobili e non posso biasimarli, io faccio lo stesso, ma anche questo serve a far circolare il denaro.
Tuttavia, chi non crede nel mercato immobiliare, deve necessariamente rivolgersi ai mercati finanziari.
Cosa è successo durante il lockdown
La BCE ha diffuso un dato che fa meditare e che vi riporto.
Mediamente in Italia si risparmiano ogni mese circa 3,5 miliardi di euro.
Ebbene, durante il lockdown, si sono risparmiati circa 17 miliardi di euro. Una cifra enorme!
Si è ampliata, a causa della pandemia e delle sue conseguenze, la forchetta che prima era tra ricchi e poveri. Adesso il confronto è tra chi ha un reddito stabile e chi non lo ha.
Dipendenti pubblici, dipendenti privati e pensionati, hanno risparmiato quelle enormi somme di denaro, spendendo poco o niente di quello che hanno guadagnato durante il lockdown. Il loro reddito non è stato intaccato, anzi è aumentato per questo fenomeno dell’emergenza sanitaria.
Mentre i commercianti, gli autonomi, i liberi professionisti e gli artigiani si sono impoveriti avendo dovuto necessariamente intaccare i propri risparmi per andare avanti e sopravvivere. Non hanno risparmiato ma hanno dato fondo alle loro riserve, se le avevano.
Chi avrebbe potuto immaginare tutto questo solo pochi mesi fa?.
Le famiglie italiane hanno incrementato, nei tre mesi dell’emergenza sanitaria, di circa 35 mld di euro i loro risparmi, rimpinguando le loro casse di denaro liquido. Eppure queste risorse, come tutto il risparmio presente nel paese, non vengono impiegate a favore del paese.
L’Italia è un paese indebitato, sull’orlo della bancarotta, ma possiede uno tra i maggiori tesoretti del mondo, costituito dal risparmio privato dei cittadini. Ed è per questo che forse a livello internazionale ci prestano ancora denaro.
Questo aspetto è oggetto di riflessione. Nessun paese, né la Francia né la Germania, né alcun altro paese europeo possiede questo tesoretto, costituito dal risparmio privato dei cittadini. Dobbiamo sempre tenere presente questo dato, in ogni confronto con gli altri paesi. Tolto questo valore, siamo indietro su tutto.
Bassa cultura finanziaria e bassa cultura assicurativa
A livello assicurativo avviene la stessa cosa. In Italia non abbiamo la cultura e la maturità di altri paesi. Non ci assicuriamo spontaneamente, perché non vediamo l’utilità di questa forma di tutela e di previdenza. Non pensiamo ai rischi della nostra famiglia, non pensiamo al nostro futuro previdenziale.
Quanti di noi hanno una polizza vita? O un fondo pensione volontario? E una assicurazione sulla casa, sugli allagamenti, sui furti, sull’incendio e sulla responsabilità civile della famiglia?
Quanti di noi, che pure sono in possesso di polizze assicurative, le hanno liberamente sottoscritte? Per convinzione e non per costrizione? Imposte dalla legge o dalle banche?
Mi riferisco alle polizze vita sui mutui imposte dagli istituti di credito oppure a quelle sulla responsabilità civile automobilistica imposta dalla legge, a quelle previdenziali obbligatorie e così via.
Dobbiamo migliorare la nostra cultura finanziaria e assicurativa promuovendo l’educazione finanziaria dei cittadini. A partire dalla educazione finanziaria nelle scuole. O alla formazione di educatori finanziari che promuovano la materia.
Un dato è inequivocabile:
Gli investimenti privati dei cittadini di un paese supportano, specialmente nelle situazioni di crisi come questa, l’economia reale sostenendo le aziende e le imprese.
Quindi una maggiore diffusione di cultura e di educazione finanziaria sta diventando una esigenza imprescindibile.
Noi di Training Finanziario, nel nostro piccolo, siamo stati tra i primi a divulgare gratuitamente questa disciplina e continuiamo a farlo, finchè sarà possibile.
A parte qualche istituzione pubblica o parastatale (Consob, Feduf, Mef…) che persegue i suoi fini e qualche banca interessata (che promuove se stessa), a livello privato non vedo altri divulgatori disinteressati.

Passiamo a livello pratico
Quali investimenti consigliare a chi tiene fermo il suo denaro? Perché non è opportuno tenere denaro sui conti correnti o non investirlo?
Tra gli investimenti sicuramente consigliamo quelli sulla green economy e investimenti ESG, così otteniamo due risultati in uno:
- sostenere le aziende e gli investimenti che preservano l’ambiente ed hanno basse emissioni;
- fornire liquidità al mercato finanziando le aziende attraverso gli investimenti diretti;
Mentre siamo scettici sul mantenere grosse somme liquide. Le esponiamo a perdite inflattive, a prelievi forzosi, a mancati rendimenti.
“Avere denaro è come avere una pianta: la devi innaffiare, altrimenti non cresce e rischia di seccarsi”.
Passata la prima e speriamo ultima ondata pandemica, le varie nazioni del mondo si stanno leccando le ferite. E forse stanno comprendendo che sia arrivato il momento di intervenire a livello strutturale fornendo nuovi indirizzi ai propri cittadini.
Il nostro paese, lo dico da sempre, ha un serio problema tra i tanti che vengono continuamente citati ed è proprio la bassa istruzione finanziaria. Si parla solo di eccessiva burocrazia, di mancati investimenti pubblici, di necessaria semplificazione, di maggiore efficenza della pubblica amministrazione, di lotta all’evasione fiscale, ma non di bassa cultura finanziaria.
Mentre il problema della bassa educazione finanziaria e dell’analfabetismo finanziario è enorme ed ha ripercussioni indirette devastanti.