Banche a rischio fallimento in Italia
Ci sono banche a rischio fallimento in Italia?
E dove sta andando il sistema bancario italiano?
Parliamo delle banche rischio fallimento in Italia e della salute del sistema bancario italiano intervistando il fondatore di Training finanziario, Gianfranco Saro.
Le banche a rischio fallimento (banche a rischio Italia)
Buongiorno Gianfranco, so che sei pessimista sul futuro delle banche italiane, vero?
Pensi che esista un generico rischio banche e più dettagliatamente un rischio fallimento banche ?
G.Saro: purtroppo la risposta è affermativa.
Se la rotta non cambia e non si comprende dove va il mercato, altre banche a rischio di fallimento falliranno.
E comunque i cittadini hanno imparato che le banche italiane possono fallire e che esistono le banche italiane a rischio.
Lavoro nelle banche da troppi anni e conosco, dal di dentro, i problemi gravi che attanagliano il sistema.
Problemi che non sono solo quelli comunemente conosciuti.
Il problema principale è che le banche portano avanti un business vecchio, che viaggia su un binario morto.
La tecnologia e il digitale hanno cambiato tutto, ma le banche sono incapaci di adeguarsi.
Fare banca alla vecchia maniera non serve più, bisogna guardare avanti sfruttando le grandi potenzialità che ancora hanno le banche tradizionali, che sono piene di clienti. Clienti scontenti e che non vengono ben gestiti.
Le banche italiane hanno milioni di clienti in portafoglio che non sono in grado di contattare correttamente e che non sanno gestire, che piano piano emigrano verso altre piattaforme più moderne.
E da parte del cittadino non c’è più affezione per le banche e non c’è più motivo che ci sia, in queste condizioni.

Divenuti automatici gli sportelli e le casse, tutto il resto delle attività bancarie lo si può fare a distanza, lo può fare chiunque, coadiuvato da una buona tecnologia.
E spesso la migliore tecnologia non appartiene alle banche storiche, quelle più tradizionali. Ma alle nuove entità on line.
L’unica vera differenziazione tra una banca vera (tradizionale) e una banca on line è l’esercizio del credito.
La vera grande ricchezza è il personale esperto, con le necessarie competenze che non vengono valorizzate:
– la competenza del personale in taluni settori specifici come il credito o la consulenza vale moltissimo ed invece viene sottovalutata ed anzi quasi dequalificata.
Si sta distruggendo tutto il bagaglio prezioso di competenze accumulato in anni di lavoro.
All’interno delle banche non ci sono più facoltà decisionali, ma solo automatismi dequalificanti per tutto il personale.
Il tutto viene gestito e organizzato da management incompetente, impreparato, digitalmente ignorante.
Oggi le filiali bancarie sono vuote e lo saranno sempre di più, con personale sempre più demotivato, vecchio e poco adatto all’accoglienza. L’accoglienza richiede entusiasmo e vitalità, cosa che non c’è più.
L’immediato futuro è fatto di banche on line, settorizzazione estrema dei servizi, esternalizzazione, grande uso della tecnologia a distanza, fusione di banca e web.
La consulenza ci sarà, ovviamente, l’incontro cliente consulente è fondamentale, ma avverrà in forme diverse, in luoghi diversi da una banca tradizionale collocata al piano strada.
Gli istituti di credito stanno spremendo il limone prima di buttarlo nel cestino.
Questo è lo scenario dei prossimi anni, con migliaia di bancari in esubero, prepensionati o senza lavoro.
E per quanto riguarda le banche a rischio in Italia e i fallimenti?
Dopo le banche in fallimento, i salvataggi vari, le banche rischio fallimento e quant’altro dovuto alle sofferenze (NPL) e alle allegre gestioni, c’è una nuova terribile minaccia per le banche.
Quale?
Non mettersi al passo con i tempi, riassumibile nei seguenti fattori:
-l’arretratezza rispetto al progresso digitale
-la distanza dai cittadini
-l’incapacità e l’impreparazione dei manager bancari.
Il mondo è oramai digitale ed è in rapida progressione mentre ai vertici delle banche troviamo burocrati vecchio stile che definirei ”ignoranti digitali” ed anche “arroganti digitali”.
Parlo spesso con alcuni di loro e rimango sconcertato dalla loro incapacità di comprendere il cambiamento in corso.
Hanno conoscenze superficiali, non si aggiornano, sono boriosi e pensano a gestire il potere. Parlano per luoghi comuni. Non hanno idee o non sanno come applicarle. Purtroppo non c’è un ricambio ai vertici delle banche ed è per questo che ci sono banche italiane a rischio fallimento.
Un caso su tutti?
Parlano di adeguarsi al digitale ma non sanno quello che dicono. Ignoravano fino a pochi mesi fa (alcuni forse non sanno ancora bene cosa sia) la tecnologia blockchain ed il fenomeno delle criptovalute, ad esempio. Eppure, è un settore contiguo a quello bancario e finanziario, che funziona da anni.
I clienti che vengono nelle banche a chiedere informazioni su questi argomenti, vedono gli interlocutori cadere dalle nuvole.
In molte riunioni facevo domande su questi argomenti e leggevo espressioni smarrite.
Oggi i vertici bancari conoscono più o meno le tecnologie a disposizione ma non investono abbastanza per implementarle, preferiscono investire su asset tradizionali (sportelli, sistemi interni, corsi di formazione basati sui vecchi metodi).

Il loro difetto più grave è la mancanza di strategia.
Spendono milioni di euro in inutili progetti di consulenza, su cui molte società (sempre le stesse) arricchiscono i loro bilanci.
Sono anni che le società di consulenza rivendono lo stesso progetto rivisitato a tutte le banche (questi progetti sono fatti da consulenti che fanno tutt’altro).
Progetto che poi si rivela inadeguato e lo cambiano ancora. E via così ogni due tre anni. Cambiano assetti organizzativi e strutture, cambiando il nome dei ruoli e rimescolando gli uffici.
Emettono fattura e creano solo danni, la sostanza non cambia, anzi peggiora.
Che io ricordi, va avanti così dagli anni 90!
Coloro che governano le banche, sono lontani dalla realtà.
Non comprendono dove il settore bancario stia andando né sanno apportare quelle modifiche necessarie per modificare la rotta e ritornare in acque sicure, non guardano al di là del naso. Ragionano nel breve. L’esercizio annuale o il progetto biennale è il massimo che sanno guardare.
Sono persone cresciute all’interno di un sistema chiuso, spesso vecchi praticoni cresciuti nelle gerarchie, che hanno fatto carriera portando le borse, ma senza competenze e preparazione.
Mancano i grandi banchieri!
Banche italiane rischio fallimento: per modernizzare le banche ci vogliono tre tipi di competenze:
1)sul sistema bancario
2)sul digitale
3)sul marketing avanzato.
Le banche sono fondamentali per il sistema economico.
Sono radicate nella nostra economia in modo così rilevante da minacciarla direttamente in caso di gravi problemi del sistema. Dovrebbero guidare i cambiamenti ed essere sempre avanti.

E invece hanno vacillato con le sofferenze (NPL) e il sistema si è salvato ed è stato risanato con soldi pubblici. E in parte ha causato perdite rilevanti ai cittadini coinvolti. Questa partita non è ancora chiusa e può tornare a galla. Lo vediamo con la Banca Popolare di Bari. Ci saranno altri casi in Italia banche a rischio ce ne sono.
Ma adesso il pericolo più incalzante per le banche è il problema strutturale.
Alcune banche sono talmente arretrate sul digitale che rischiano di fallire in pochi anni.
Guardiamo la realtà di noi cittadini.
Attraverso lo smartphone oramai facciamo tutto, compresi i trasferimenti di file, di immagini, di denaro attraverso le varie applicazioni. I giovani comprano tutto da lì.
Ogni giorno vedo nuovi e più moderni sistemi di pagamento. E’ un grande business su cui tutti vogliono entrare.
Dal nostro smartphone possiamo investire sui mercati finanziari in tempo reale, vendere e comprare titoli, azioni, criptovalute, e tutto istantaneamente e con estrema intuitività su piattaforme evolute e sicure. Paghi avvicinando il cellulare al POS di un esercizio commerciale oppure paghi on line qualsiasi cosa.
Il pagamento spesso precede la consegna del bene.
E le banche?
Ancora oggi, per fare un bonifico, ti chiedono svariati euro (fino a 8 euro!), ci vogliono 2 giorni per ottenere il trasferimento e l’accredito, se vuoi fare un bonifico urgente devi pagarlo a parte e ci mette comunque almeno mezza giornata.
Si cominciano a vedere (solo in alcune banche) i bonifici istantanei, ma con pagamento di una commissione aggiuntiva.
Invece, il trasferimento può essere sempre istantaneo, come permette oggi la tecnologia.
Si usano ancora carte fisiche come bancomat e carte di credito (peraltro emesse da società terze) ma la tecnologia ci dice che presto verranno sostituite totalmente dal nostro smartphone che oltretutto è anche più sicuro con il riconoscimento dell’impronta digitale o con il riconoscimento facciale.
Quanto credi che ci metteranno questi sistemi per conquistarci?
Per consentirci di fare tutto dallo smartphone?
Nonostante le istituzioni finanziarie facciano melina o intralcino i processi, la tecnologia è inarrestabile.

Ebbene le banche su questo cosa fanno?
Alcune sono immobili in modo preoccupante. Forse non tutti sanno che i sistemi che le principali banche italiane usano sono risalenti agli anni 70 con grafica in bianco e nero, cioè 40 anni indietro rispetto ai moderni sistemi ed alle moderne procedure.
Perché piuttosto che investire ingenti capitali in questo (al di là dei proclami pubblicitari), preferiscono acquisire sportelli o distribuire gli utili agli azionisti. E intanto perdono terreno competitivo.
Ma non ci sono le banche on line?
Si è vero esistono alcune banche che si denominano “on line”.
Ma sono impropriamente considerate banche.
Sono reti di promotori finanziari che si camuffano dietro il titolo di banca ma che non esercitano una attività di credito ordinario che è l’attività tipica di una banca.
Raccolgono denaro, aprono i conti correnti, offrono servizi tramite il canale digitale ma non le definirei banche in senso tradizionale.
Poi dall’altro lato si stanno affermando sistemi di pagamento (lanciati da società estere) che ti aprono il conto, ti danno la carta, ti assicurano pagamenti in tempo reale. Tutto gratuito o quasi, tipo Qonto, Skrill, Hype, N26, ecc.
Le banche “vere” sono quelle che hanno dipendenti, agenzie su strada, che fanno direttamente credito alle imprese e mutui ai privati, che vivono sul territorio ed hanno storicamente milioni di clienti.
Queste per me possono definirsi banche.
Purtroppo, la percezione del cittadino è diversa.
Molti si fidano di cosiddette banche on line che magari hanno sedi sociali nei paesi senza normativa e che non hanno alcun luogo fisico presso cui andare a protestare in caso di problemi, dove rispondono solo operatori telefonici di call center.
Eppure, molti cittadini, in cambio di tassi assolutamente fuori mercato e fuori da ogni logica, gli affidano i propri soldi. Non rendendosi conto di quali rischi corrono.
Falliscono banche italiane, controllate dal sistema, figuriamoci se non possono fallire le società estere definite banche on line.
Poi, se si verifica il problema di insolvenza, i cittadini vogliono essere rimborsati dallo Stato.
Ogni cittadino, invece, deve in proprio vigilare sui propri soldi e usare le attenzioni necessarie, per lo meno quelle del buon padre di famiglia, per non farsi frodare. Deve informarsi ed essere responsabile evitando le banche a rischio fallimento.
Non ho finora parlato delle major del web, che stanno progettando le loro criptovalute e i loro sistemi di pagamento, per entrare nel sistema finanziario.
Ma trovano l’ostacolo delle lobbies politiche e finanziarie.
Fino a quando?
Queste compagnie hanno, al contrario delle banche, la tecnologia e la fidelizzazione dei clienti. Con un clic sbaraglierebbero il sistema bancario.
E’ il prossimo passo, che richiede tempo, ma che prima o dopo avverrà.
O entreranno direttamente nel sistema bancario o compreranno gli operatori del sistema e cioè le banche dotate di licenza.

La loro potenza economica è inarrestabile.
Mi riferisco ad Amazon, Google, Facebook e così via.
Ma cosa possono fare le banche in questo scenario?
Alcune banche sono a rischio fallimento e forse necessiteranno di un salvataggio, possono fare ben poco. Ma, le banche più solide e lungimiranti, potrebbero cambiare rotta sull’arretratezza digitale e tecnologica.
Se guardo oggi le banche mi rendo conto di quante di esse siano sull’orlo dell’isolamento commerciale.
Mi spiego meglio.
Oggi le imprese che si salvano sono quelle che si trasformano:
-se hanno un business tradizionale devono duplicarlo o trasferirlo on line.
-se hanno già un sistema tecnologico devono aggiornarsi costantemente.
Nel primo caso occorre che ogni azienda che ha un rapporto diretto con il pubblico (e le banche sono tra queste) duplichi il canale di comunicazione e lo renda fruibile anche dal punto di vista digitale.
Questo perchè il pubblico e quindi i clienti si spostano fisicamente sempre meno e sempre di più comunicano con strumenti digitali.

Cosa significa?
Che se una banca, ad esempio, ancora confida sul rapporto che ha con i clienti nelle filiali attraverso il rapporto diretto del personale, sta sottovalutando il fenomeno che le sue agenzie e quindi i suoi punti vendita di prodotti sono sempre più vuoti e hanno sempre meno afflusso di clienti. Fino a vedere agenzie bancarie una volta brulicanti di clientela, in cui non entra più nessuno.
Di qui una diminuzione drastica dei ricavi (se questi vengono fatti all’interno delle agenzie) ed una obsolescenza anche di immagine dell’azienda.
Quei clienti che una volta entravano e compravano i prodotti, ora lo fanno on line. E se tu azienda che li servi non sei pronta e non hai trasferito il rapporto anche sul canale digitale, quei clienti si rivolgono altrove.
Si rivolgono ad altri competitor che hanno meno costi gestionali ed appaiono più moderni.
Rimarranno pochissime agenzie bancarie su strada (guardate quante già ne chiudono) e pochi punti di consulenza dove andrai su appuntamento.
Cassieri (già quasi in estinzione), gestori e direttori dovranno trovarsi un altro incarico.
Ma quale?
E’ probabile che finiranno nei vari scivoli che si stanno preparando per il sistema bancario, in overdose di dipendenti.
Quindi:
- Se hai in questi anni creato un canale parallelo a quello tradizionale digitale, potrai continuare a servire i tuoi clienti semplicemente cambiando il mezzo di comunicazione.
- Se non lo avrai fatto perderai quei clienti e sarai a rischio fallimento.
Le aziende del futuro (ma il futuro è già il presente) non hanno costi di struttura.
Le banche oggi sono per eccellenza le aziende con maggiori costi di struttura: costi fissi di personale, di locali in affitto, uffici direzionali, centri elettronici. Hanno migliaia di dipendenti che non serviranno più e che non sanno fare altro che quello che hanno sempre fatto.
Pochi potranno essere riconvertiti e la maggioranza dovranno essere accompagnati in uscita.
Questa è l’amara realtà.
Frequento alti vertici bancari e posso affermare che pochi hanno capito questo. E se lo hanno capito non stanno operando con la necessaria incisività e celerità. Regna l’ignoranza su questi temi, l’ignoranza strategica e l’ignoranza digitale. Ma anche la consapevolezza di restare ai vertici per pochi anni.
Il manager bancario sa che il suo incarico è a tempo limitato (3/4 anni nella migliore delle ipotesi). Quindi agisce con quel range temporale.
Così dirette le banche sono pachidermi che si muovono molto lentamente e che hanno sempre meno soldi per agire perché il fenomeno sopra descritto è già in atto.
Questi fenomeni avvengono rapidamente nel mondo digitale.
Tutto oggi è istantaneo, tranne che nelle banche.
Le poche banche che possono ancora salvarsi, devono svegliarsi rapidamente, mandare a casa gran parte del loro management vecchio e presuntuoso, formarne di nuovo con le nuove direttive e concentrarlo sui nuovi obiettivi strategici.
E noi dobbiamo imparare a guardare le banche come normali aziende commerciali, senza quel senso di riverenza e di rispetto che avevamo in passato. Non ci sono più tutele, come una volta. Le banche sono aziende che possono fallire come tutte le altre.
E noi cittadini: dove teniamo i nostri soldi?
Anche noi dobbiamo svegliarci!
Domande:
Abbiamo verificato che la nostra banca non sia tra quelle che rischiano?
Abbiamo visitato le agenzie del nostro istituto?
Ci sembra che siano al passo con i tempi?
Hanno investito realmente sul digitale e si sono riconvertiti?
Banche a rischio fallimento e fallimento banche italiane, ne abbiamo parlato in altri articoli.
Il tema del fallimento banche in Italia (con la citazione di tutte le banche fallite in Italia e delle banche a rischio italiane) e dei metodi per individuare una banca affidabile, lo abbiamo affrontato nella Guida banca sicura.